Il ‘complotto’ contro il Cesena

È giusto alzare da subito la soglia dell’attenzione, ma rimanendo con i piedi agganciati alla realtà.
24.07.2018 13:30 di Gian Piero Travini   vedi letture
Il ‘complotto’ contro il Cesena

R.C. Cesena. Cesena FC. No alla martora – sì al cavalluccio. Eh, ma il Romagna Centro ha 1,5 mln di Martoranello ancora da pagare. Epperò il marito della figlia del presidente Martini è assessore e non legge i libbbri. Paolo Lucchi tiranno, doveva aspettare la Figc e non cambiare le serrature dello Stadio... 
Dopo cinque anni passati a far finta che Giorgio Lugaresi sapesse far calcio e impresa, adesso tutti quanti ci scopriamo improvvisamente duri e puri.
Ci sta.
Anzi, meglio tardi che mai.
Non siamo d’accordo con tante cose che stiamo leggendo, ma le voci dei tifosi più delusi devono essere ascoltate. E noi che storicamente siamo sempre stati ‘contro’ siamo i primi ad esservi vicino e a sostenervi nella vostra voglia di trasparenza.

È evidente che la ‘finta Kansas City’ di Pubblisole che si smarca, poi rientra forte – mentre continua a dare una mano ad AC Cesena spa, con Orogel che paga anche gli ultimi stipendi al personale non sportivo del Cesena –, poi di nuovo lascia la palla e acquisisce il Romagna Centro muova da più di un mese fa. Forse già da maggio.
Ma le due realtà, Pubblisole e Romagna Centro, hanno iniziato ad avere una unica visione solo dopo il 26 giugno. Prima tutti quanti speravano che il Cesena ce la facesse, ma si preparavano ad ogni evenienza.
Certo, Romagna Centro aveva già cambiato nome in R.C. Cesena e come rivelato dalla stampa in gioco c’era anche il mutuo su Martoranello; certo, Pubblisole stava accogliendo le adesioni dei possibili interessati. Ma anche Michele Manuzzi giocava la sua partita. Poi gli sforzi si sono uniti, ma anche a livello di tempistiche parliamo di un mese. E che ci siano degli interessi economici intriganti per le iniziative private e della piccola-media impresa è logico.
Però facciamo un passo indietro e guardiamo come è andata l’altra volta.
Il piano per far fuori Campedelli era in piedi da febbraio 2012, dall’accordo dell’autolavaggio tra Pransani, Vernocchi e Foschi. Rivelato in diretta tv a Bianco E Nero D’Autore, ospiti Christian Dionigi – che parlò di maggio – e lo stesso Lugaresi che aspettà settembre per la tempesta perfetta che mandò fuori stecca Campedelli. Ma non furono queste mosse a complicare la vita a Igor, bensì la chiusura dei rubinetti delle banche e del principale finanziatore bianconero, Luca Mancini. Esattamente come la preparazione dei ‘piani D’
di Romagna Centro, Pubblisole e altri non ha inciso sul fallimento di AC Cesena spa, che da tempo sarebbe dovuta sparire, se solo qualcuno avesse avuto le palle di prendere i libri contabili e portarli in Tribunale.

Tutti quanti avremmo preferito una soluzione diversa. Una soluzione da zero, se non la serie B senza i cavalieri non tanto bianchi.
Ma la realtà è che non era possibile salvare AC Cesena spa.
Perché nei 1.584 giorni in cui è stato presidente, Giorgio Lugaresi non ha mai mollato la poltrona. E non ha mai voluto farlo, nemmeno quando gli stessi imprenditori che oggi cercano di ridare una squadra a Cesena glielo hanno chiesto. Se avesse voluto farlo, lo avrebbe fatto.
Non c’entra il Sindaco. Non c’entra la parentela acquisita tra Castorri e Martini del Romagna Centro. Non c’entra la Procura. Non c’entrano gli imprenditori che non lo hanno aiutato.
Giorgio Lugaresi ha fatto fallire AC Cesena spa perché non è stato capace di fare impresa, perché si è inimicato tutti pretendendo senza mai offrire garanzie, perché ha tenuto una linea di comunicazione con le parti in causa ai limiti della lucidità, e perché non ha permesso a nessuno di aiutarlo facendosi da parte. E il suo cda glielo ha concesso. Per paura, per incapacità, per interesse, per stanchezza... per una somma dei quattro fattori, con tutta probabilità. Fattori che Lugaresi aveva perfettamente calcolato quando propose un cda allargato ma suddito.
E non era possibile salvare il Cesena perché questo territorio ha terminato i big money per il calcio. Campedelli prima e Lugaresi poi hanno drenato troppe risorse. Della serie ‘coglioni innamorati del calcio sì, beccacce no’
: a una certa ci si stanca di buttare via tutto.

La realtà è che dopo l’affaire della Cassa di Risparmio di Cesena e della Fondazione, questo territorio è oggettivamente più debole. E ci vorranno tempo e zero errori perché si riprenda da questi scossoni.
Per andare avanti dobbiamo fare le cose insieme. Anche se vogliono dire che per un anno non sarà AC Cesena ma sarà Romagna Centro in camuffo.
Lamentarsi che si siano voluti risparmiare 300mila euro per non creare un nuovo soggetto sportivo – che non si sarebbe comunque potuto chiamare AC Cesena –, vuol dire non aver capito nulla di quanto successo in questi anni.
E non possiamo nemmeno pretendere che obbligatoriamente gli imprenditori locali debbano investire nel calcio direttamente. Sono le convinzioni che hanno portato Lugaresi a causare il più grande danno sportivo mai incorso alla città. Sarebbe bello che ci fossero anche quelli con i soldi veri, ma non è più il tempo delle mele. Letteralmente. Anche perché quei soldi veri servono per andare avanti ad arricchire il territorio.

1,85 mln di euro in un anno. 5 mln in tre anni. Questi i costi della D. Certo, a meno che tu non sia l’ex presidente... a quel punto volano cifre a caso, tanto per rimanere coerenti con gli ultimi anni di gestione bianconera.
Per prendere AC Cesena spa così disastrata, anche pensando ad un fallimento pilotato, servivano 20 mln di euro subito per risolvere il debito sportivo e 5 mln di euro a stagione. Perché la realtà è che la 182 bis-ter non sarebbe mai passata: il piano era basato su troppe variabili aleatorie, tra cui il mantenimento della categoria. Ma questo chi di dovere si è ben guardato dal farlo presente, perso nei suoi autoconvincimenti, tipici di chi è stato privilegiato tanto dal pensare che non pagare l’IVA fosse una condotta imprenditoriale dovuta e non una scelta irresponsabile in barba a chi le imposte le ha sempre pagate regolarmente.

Proviamo a credere in questa cosa della serie D col matrimonio tra martora e cavalluccio.
Proviamo a ricostruire quella credibilità del calcio come veicolo di valori e impresa che Giorgio Lugaresi ha distrutto fino alle fondamenta.
Proviamo a stare attenti sin da subito come già stiamo facendo, ma riconosciamo che almeno qualcuno ci sta provando: sappiamo che ci sono degli interessi in ballo, sappiamo che ci sarà sempre qualcuno che ci vorrà guadagnare, ma almeno sembra che si siano mossi con un certo criterio e una certa armonia da subito.

Poi, se ci saranno dei malghini – speculazioni edilizie in via Calcinaro dopo le prossime Amministrative in primis –, li faremo presenti per tempo.
E, soprattutto, ci batteremo ogni giorno perché questa squadra torni a chiamarsi AC Cesena non appena la Figc ne darà la possibilità. Ma bisognerà attendere il curatore fallimentare di AC Cesena spa per questo.