Damjan Djokovic: "Giampaolo un maestro di calcio, Bisoli ti insegna a vivere"

A 26 anni il centrocampista riparte dalla seconda serie Tedesca
12.11.2016 15:15 di Marco Manuzzi   vedi letture
Fonte: gianlucadimarzio.com
Damjan Djokovic: "Giampaolo un maestro di calcio, Bisoli ti insegna a vivere"
© foto di Marco Rossi/TuttoCesena.it

"Credo che anche oggi io non sia l'unico a chiedersi come abbiamo fatto a retrocedere, sulla carta eravamo una squadra da metà classifica". Con queste parole - raccolte dal sito gianlucadimarzio.com -  Damjan Djokovic ricorda la maledetta annata 2011/2012, quella in cui il Cesena di Mutu, Eder e Candreva chiuse all'ultimo posto un campionato assurdo. Oggi, a cinque anni di distanza e dopo un'estate da svincolato, Djokovic ha deciso di ripartire dalla seconda serie tedesca, al Greuther Fürth, dopo le tante esperienze in giro per l'Europa. Un girovagare con il quale il croato classe 1990 ha familiarizzato sin da subito: "Ero davvero molto piccolo e come tanti altri siamo fuggiti verso l'Europa centrale, fino a stabilirci in Olanda. Mia mamma è croata, mio papà serbo: restare a casa non sarebbe stato il massimo."

Il calcio è entrato sin da subito nella vita di Damjan e anche la prima esperienza italiana non tardò ad arrivare: "Clarence Seedorf è stato fondamentale, grazie a lui sono arrivato in Italia. Avevamo il preparatore atletico in comune, allora lui era il presidente del Monza. Quando mi dissero che proprio il Monza cercava un centrocampista (Damjan arrivava da un'esperienza di due mesi in Slovacchia) non ci ho pensato un attimo e ho accettato la destinazione: ho firmato da un giorno all'altro". Era un progetto affascinante quello del Monza, poi naufragato come sempre più spesso accade nel calcio: "Seedorf era sempre presente, ci veniva a vedere e teneva alla squadra. Poi sono nati i primi problemi, noi giocatori non capivamo. Ed è finita male, dopo appena qualche mese". Poi, negli ultimi giorni del marcato estivo 2011, ecco la chiamata dal Cesena. "Era una società che puntava in alto con dei giocatori che poi si sono affermati tra i migliori d'Italia. Rimpianti? Spesso mi chiedo cosa sarebbe successo se fossimo rimasti in Serie A ed è inevitabile che di rimpianti ce ne siano quando in una squadra hai Eder, Candreva, Iaquinta, Parolo e Mutu. Non ero comunque io a guidare la barca, ero giovane e dovevo crescere". Un anno di serie A comunque prezioso per Djokovic: "A Cesena ho conosciuto Giampaolo, che secondo me era ed è soprattutto oggi uno degli allenatori più preparati d'Italia. A livello tattico e per come fa crescere tecnicamente la squadra ne ho visti davvero pochi come lui. Nel cuore mi è rimasto anche Bisoli: è uno che ti insegna a usare la testa, lavora come nessuno a livello motivazionale. Ci ha aiutato a gestire i momenti più difficili e ha fatto crescere il gruppo, credo che ognuno dei miei ex compagni possa confermarlo".

Dopo i 24 mesi in Romagna - un eternità per uno sempre con la valigia in mano - ripartì il tour per l'Europa. Prima il Bologna, poi spedito al Cluj in Romania e infine di nuovo in Italia, al Livorno. Nel 2015 si realizza il trasferimento ai Francesi dell'Ajaccio, allora in Ligue 1 e poi retrocessi. Tanti club, differenti esperienze e  moltissimi compagni di spogliatoio: "Con Defrel mi sento ancora spesso, è stato capace di sfruttare la sua occasione e si merita tutto il bene. Siamo ancora amici e sono felice per lui". Il sogno? "Arrivare in una lega tra le Top5 europee e riuscire a giocare con continuità per più di una stagione". Djokovic ripartirà dalla Germania dove potrebbe riemergere forte dei soli 26 anni: "Per fortuna il tedesco lo avevo imparato in Olanda...".