LA LAVAGNA | Perché mai il Cesena dovrebbe salvarsi?
“Va be', continuiamo così, facciamoci del male”. Prima di commentare questa partita, chiediamoci quanto senso abbia commentare questa partita. Cosa c’è di diverso dalle trasferte di Foggia, Ascoli, Venezia o Cremona? Nulla di nulla. Una brutta partita per entrambe le formazioni coinvolte, i padroni di casa riescono a vincere con un gol di scarto segnato nella ripresa.
Fino a due giornate fa, pensare di arrivare alla salvezza diretta era una speranza ottimistica. Ad oggi, l’orizzonte dell’ottimismo si è ridotto, la massima ambizione è giocarsi i play-out. A Novara serviva vincere per dare una sterzata al campionato. Con i risultati maturati sugli altri campi, anche un pareggio non sarebbe stato da buttare via. Del resto Pescara, Avellino, Virtus Entella e Brescia sono ancora lì, paradossalmente anche con la sconfitta, tutte squadre nel raggio di 3 punti e potenzialmente agguantabili in una sola giornata.
Il campo però ci dice altro e questo Cesena appare più che mai in preda allo sconforto. Si chiude un marzo nero, iniziato con l’illusoria vittoria di La Spezia e proseguito con 3 punti in altre 5 partite. Di 4 scontri diretti (Pro Vercelli, Carpi, Foggia e Novara) non ne è stato vinto neppure uno.
In un impeto di rabbia e ribellione ci si potrebbe chiedere: perché il Cesena dovrebbe retrocedere? Cos’ha in meno di una buona metà delle squadre di questa serie B? Proviamo invece a ragionare e porci l’interrogativo al contrario: perché il Cesena dovrebbe salvarsi? Cos’ha in più delle proprie dirette contendenti? Spingiamoci oltre. Facciamo un profondo respiro ed immaginiamoci un Cesena salvo a fine stagione. E poi? Anche se il Cavalluccio si salvasse, anche se in panchina sedesse l’allenatore più congeniale alla squadra (che sia Castori o meno), cosa può far pensare che la prossima stagione sia migliore di quella attuale? In base a cosa i bianconeri dovrebbero interrompere questa loro lenta (ma costante) regressione?