Tabanelli: “Ho passato più tempo a Lourdes e a Sarsina che al Manuzzi…”

L’ex bianconero: “Sogno ancora la A, mi piacerebbe chiudere la carriera a Cesena. Vi racconto di quella volta in cui a Lanciano ho fatto incazzare Bisoli…”
27.02.2019 18:00 di Flavio Bertozzi   vedi letture
Tabanelli: “Ho passato più tempo a Lourdes e a Sarsina che al Manuzzi…”
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© foto di Marco Rossi/TuttoCesena.it

Quel gran patacca di Andrea Tabanelli? A me, alla fine, piaceva. Ok, passava più tempo in infermeria che in campo (una volta ha saltato due incontri ravvicinati per colpa di un’unghia incarnita…). Ok, sbagliava tre partite su quattro (neppure l’arbitro Abisso sapeva tenere una media simile…). Ok, faceva sempre incazzare il 'mio' Bisoli (quante bastonate che ha preso dall’Uomo di Porretta Terme...). Però Andrea era anche un mostro di simpatia. Però il ‘Taba’, quando era ispirato, al pallone sapeva dare davvero del tu. Però lui, a differenza di diversi suoi (più o meno) blasonati 'colleghi', il Cesena lo amava alla follia. E che nessuno si azzardi a dire il contrario, che poi mi arrabbio.

Tabanelli, se le dico Cesena cosa le viene subito in mente?
“Tante cose. Quasi tutte belle. Penso subito al mio debutto assoluto con addosso quella maglietta colorata di bianco e nero, arrivato col Sassuolo. Penso subito al mio gol siglato contro la Ternana, sotto la curva Mare. Penso subito a quella manciata di partite giocate in serie A. Penso subito a tutte le straordinarie persone che ho conosciuto in questa favolosa piazza che profumava e che profuma ancora di passione e di genuinità. Penso ai miei vecchi compagni di squadra. Penso a Bisoli…”.

Il suo rapporto con il ‘Bisolone’ è stato a dir poco tormentato.
“No, perché dite questo (risatona, ndr)?! Beh sì, dai: col mister, qualche problemino, l’ho avuto. Non smetterò mai di ringraziarlo, Bisoli: se sono diventato un ‘vero’ calciatore, se sono riuscito a colmare diverse mie lacune tecniche e comportamentali, tanti meriti vanno sicuramente a questo straordinario…martello pneumatico vivente. Certo è che però, da Bisoli, ne ho presi davvero tanti di ‘cazziatoni’. Di bastonate verbali. Il mister, quando voleva rimproverarti, non usava proprio dei modi delicatissimi in stile Oxford…”.

Ci racconta un aneddoto legato al suo vecchio allenatore?
“Dicembre 2012. Sabato mattina. Era il giorno di Lanciano-Cesena. Nella hall dell’albergo scatta la classica riunione pre-gara fra staff tecnico e giocatori. Tutti presenti tranne…Tabanelli e D'Alessandro, che si erano attardati in camera da letto a sfidarsi con un nuovo videogioco. Apriti cielo! Treossi ci venne a chiamare in camera. Io e Marco scendemmo nella hall col cuore in gola. Bisoli era incazzatissimo. Ce ne disse di tutti i colori. Ci umiliò davanti a tutti, baristi e camerieri compresi. Come punizione tolse ad entrambi una maglia da titolare che fino al giorno prima era sicura…”.

Lo dicono in tanti, lo dico anche io: uno come lei avrebbe potuto fare più strada.
“In effetti, qualche crocevia importante, l’ho fallito. Devo però anche dire che spesso, la dea bendata, con me non è stata proprio benevola: in carriera ho avuto diversi problemi fisici e una valanga di infortuni. Quando giocavo a Cesena ero quasi sempre ‘rotto’. Ci sono stati dei periodi dove, più che il Manuzzi, frequentavo…Sarsina e Lourdes (altra risatona, ndr). Però dai, io sono uno che cerca sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno. Ho ‘soltanto’ 29 anni, non ho ancora smesso di sognare in grande. Col Lecce mi sto togliendo delle belle soddisfazioni. Stiamo disputando un grande campionato. In cuor mio ho un desiderio: tornare a giocare in A con addosso questa maglia”.

La serie A, ok. Avrà però un altro sogno nel cassetto?
“Troppo facile: chiudere la carriera a Cesena. Ci penso sempre, a questa cosa. Anche perché, Tabanelli, resta pur sempre un ‘povero’ patacca col cuore colorato di bianco e nero. Mi piacerebbe finire dove tutto è cominciato tanti anni fa. Adesso però, forse, è ancora presto per fare questi discorsi. Meglio pensare al presente, al 'mio' Lecce, alla mia voglia di rinnovo, a questa volata promozione per la A. Prima di salutarvi, però, fatemi fare un grosso ‘in bocca al lupo’ al Cavalluccio, ai miei vecchi amici Agliardi e De Feudis, a mister Angelini. Lo so bene che il Matelica è un osso duro. Lo so bene che 9 gare sono ancora tante. Ma 5 punti di vantaggio sono sempre tanta roba. Soprattutto se ti chiami Cesena…”.