LA LAVAGNA - Non è Camplone il principale colpevole

25.09.2017 10:00 di  Bruno Rosati   vedi letture
LA LAVAGNA - Non è Camplone il principale colpevole
© foto di DiLeonforte/TuttoCesena.it

Quattro sconfitte in sei giornate. Attacco totalmente inesistente che a fatica fa il solletico all’avversario di turno, i gol sono arrivati in una sola partita che sembra già ormai un lontano ricordo. A tutto ciò si aggiunge una difesa colabrodo. E non sono ancora state affrontate squadre di vertice; le formazioni incontrate finora dovrebbero essere teoricamente tutte alla portata per il Cesena. Questo è il quadro generale, lo stato delle cose.

Diventa difficile commentare le partite del Cesena. O estremamente facile. Dipende dai punti di vista. Il canovaccio delle gare è sempre lo stesso e puntualmente alla fine c’è decisamente poco, anzi quasi nulla, da salvare.

La disputa contro l’Ascoli è stata veramente noiosa, non ha avuto nulla da dire. Nessun sussulto per il pubblico. Anche ai gol degli ospiti nel finale, il sentore comune era più di rassegnazione che di rabbia. Gli ospiti hanno avuto principalmente il merito di restare compatti per tutti i novanta minuti di gioco, senza scomporsi. Anche se non pare decisamente un'impresa restare compatti davanti a questo Cesena, che non riesce mai a prenderti in velocità. I bianconeri romagnoli, infatti, non hanno fatto altro che passarsi la palla fra loro per vie orizzontali senza mai trovare la profondità. Le rare occasioni sviluppate sono state tutte mandate all’aria da Jallow. La testardaggine di quest’ultimo nell’incaponirsi per cercare la conclusione personale, una sorta di mania di protagonismo, priva la squadra di quella che dovrebbe essere un’importante risorsa: la sua velocità e i suoi dribbling. In questo inizio di campionato, il calciatore gambiano che doveva essere una soluzione per il Cesena si sta rivelando invece un problema.

C’è altro, ovviamente. La croce non può essere gettata sulle prestazioni insufficienti di un singolo, che ha per giunta giocato solo tre volte su sei (per squalifica). La poca verve mostrata da chiunque abbia avuto a disposizione qualche minuto di gioco lascia supporre che i problemi siano a monte. In particolare, Camplone sembra aver veramente perso la bussola. Appare oggi veramente strano spiegarsi come l’allenatore non abbia trovato espedienti efficaci per infondere idee di gioco precise alla rosa. Lo stesso allenatore che aveva raccolto i cocci di uno spogliatoio a pezzi e condotto il Cesena fuori dalle sabbie mobili, grazie ad un girone di ritorno giocato a spron battuto (media punti da play-off).

I numeri impietosi sono davanti a tutti e Camplone non può non finire sul banco degli imputati. A dirla tutta, però, l’allenatore pescarese ha le sue responsabilità ma non è il principale colpevole. Così come lo scorso ottobre, con 10 punti in 12 partite, non era Drago il primo responsabile del penultimo posto in classifica (il grande misfatto di cui invece è unico imputabile è la mancata promozione nella stagione 2015/2016). 

Dal suo ritorno in serie B, il Cesena si è trovato ogni anno a fronteggiare l’Ascoli. Nel 2015/2016 al Manuzzi il Cavalluccio ha vinto per 3 a 0 (dopo aver vinto l’andata al Del Duca), nel 2016/2017 in Romagna l’incontro si è chiuso in pareggio (il discusso 2 a 2, nell’andata invece si era sempre pareggiato per 0 a 0 in terra marchigiana). Ora invece il Cesena perde in casa con uno 0-2 che non lascia spazio ad alibi. Come mai questo trend? Con il passare degli anni, l’Ascoli è rimasto sostanzialmente lo stesso, a fronte di qualche cessione importante: Petagna ed Orsolini su tutti, ma anche ex-cesenati come Almici e Giorgi sino ad arrivare a Cacia. Dunque, cos’è successo al Cesena? Perché questi pericolosi passi indietro? A cosa sono dovuti?

La prossima partita sarà contro la Pro Vercelli a cui il Cesena ha già lasciato 6 punti su 6 l’anno scorso. Ad oggi all’orizzonte si prospetta la prima vittoria stagionale per i piemontesi. E non si tratta di speranza persa o di essere “gufi” come va tanto di moda dire oggi. È la logica che non lascia spazio ad altre interpretazioni.