LA LAVAGNA - Difficile giocare a calcio quando l'arbitro vuole essere il protagonista

29.01.2017 12:00 di Bruno Rosati   vedi letture
LA LAVAGNA - Difficile giocare a calcio quando l'arbitro vuole essere il protagonista
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© foto di Federico Gaetano

Era il 6 marzo del 2013, si giocava il recupero di un Cesena-Ascoli, rinviata poche settimane prima per neve. Quella sera, il punteggio venne sbloccato dal giocatore con più presenze con la maglia del Cesena fra quelli in campo, un terzino, Ceccarelli, al suo primo gol segnato al Manuzzi. La partita venne rimontata dall’Ascoli grazie alla doppietta di Simone Zaza e il Cesena rimase a bocca asciutta. Oggi, in maniera analoga, la partita è stata sbloccata dal giocatore con più presenze in bianconero fra quelli in campo, anche lui terzino e anche lui al primo gol con la maglia del Cavalluccio (in assoluto, non solo in casa), Renzetti, e in maniera analoga la partita ha avuto un epilogo amaro.

È la terza partita casalinga in cui il Cesena si fa raggiungere negli ultimi istanti dei minuti di recupero. Guardando la classifica, sarebbero sei punti in più, sfumati in una frazione di secondo, che avrebbero un peso enorme sulla lotta salvezza. Inutile però aggrapparsi a ragionamenti di lana caprina, il Cesena ha la classifica che si è costruito e che si merita. Il pareggio contro l’Ascoli è frutto della troppa sufficienza con cui il Cesena si è presentato davanti alla porta difesa da Lanni nel corso del primo tempo. Prima Cocco, quando ancora si era sullo 0-0, poi Ciano e Garritano hanno avuto l’occasione per centrare la rete e lasciarsi sfuggire questo genere di opportunità è una leggerezza che nessuna squadra può permettersi, a maggior ragione questo Cesena, sempre così mentalmente fragile.

Con questi altri due punti sperperati, anche il pareggio di Perugia dello scorso lunedì (negativo, per come il punteggio è maturato, ma certamente non negativo quanto la serie di sconfitte precedenti) viene rivalutato in quanto troppo poco per poter puntare ad una risalita della classifica. Se non altro, riflettendo sulle partite contro il Latina e la Spal, quanto meno si poteva pensare che la strada giusta fosse quella di emulare queste due squadre, capaci di crederci fino in fondo. Oggi invece nemmeno questo, l’Ascoli ha pareggiato una partita che ha fatto di tutto per perdere, con appena due tiri veri e propri nello specchio della porta, entrambi su rigore.

In un giorno come oggi, valutare se sia stata buona o meno la prestazione di Kone (sempre propositivo però allo stesso tempo impreciso con i piedi), dire che il contributo di Ciano sia stato lo stesso di quello di Rodriguez nel primo tempo di Perugia, descrivere la prima vera apertura di gioco fatta da Schiavone (da destra per l’inserimento di Kone sulla sinistra) passa inevitabilmente in secondo piano. Quando un arbitro fischia la bellezza di 41 falli nel corso di una partita (17 a favore del Cesena, 24 a favore dell’Ascoli), inevitabilmente la tattica passa in secondo piano. Non può esserci gioco, né da una parte, né dall’altra, quando le manie di protagonismo dell’arbitro lo portano ad interrompere così tante volte lo svolgimento stesso del gioco. Lo si era capito sin dai primi minuti: nel momento in cui il direttore di gara distribuisce due cartellini gialli (entrambi altamente evitabili) in appena due giri di lancette.